Il Progetto

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Il Progetto

La vite, come molte altre colture, è capace di sintetizzare composti per difendersi dalle infezioni fungine, ma queste difese naturali sono insufficienti contro patogeni come peronospora, oidio e botrite. Nella viticoltura biologica, la protezione viene garantita principalmente attraverso rame e zolfo, fitosanitari che si accumulano nei suoli con gravi conseguenze ambientali, una problematica aggravata dall’aumento degli ettari vitati a conduzione biologica in Italia (da 53.000 ha nel 2011 a 109.423 ha nel 2020).

Tra le soluzioni esistenti si annoverano vitigni resistenti, elicitori o biostimolanti, e pratiche virtuose di gestione del vigneto, ma nessuna risulta completamente efficace. Una nuova prospettiva è il recupero delle proteine legate alla patogenesi (PRPs), prodotte dalla vite in foglie e bacche, che possiedono una dimostrata attività antifungina (es. chitinasi, proteine taumatina-simili, β-glucanasi). Sebbene robuste e presenti anche nei vini (50-400 mg/L nei bianchi, 10-150 mg/L nei rossi), queste proteine vengono rimosse con la bentonite, un trattamento aspecifico che causa perdita di vino (3-10%) e aromi, oltre a essere non riciclabile.

Un’innovativa tecnologia basata su microspugne di silice mesoporosa funzionalizzate (MS) consente di rimuovere selettivamente le PRPs dai vini. Le proteine così recuperate possono essere stabilizzate e utilizzate come trattamento antifungino naturale, riducendo l’uso di rame e zolfo e mitigando l’impatto ambientale della viticoltura